La tutela degli incassi mancati e come recuperarli

Molte piccole e medie imprese italiane (PMI) spesso riscontrano il problema del recupero dei crediti nei confronti dei debitori insolventi.

Per le PMI la mancata riscossione dei crediti provoca un forte disagio il quale può sfociare nella cessazione dell’attività, oltre a rappresentare un vero danno per tutta l’economia. Di fatto, quando la liquidità manca può andare a compromettere il buon andamento dell’azienda, non più in grado di fronteggiare i costi fissi o le spese impreviste.

I crediti insoluti generano ripercussioni anche per quel che riguarda l’impossibilità di accedere al credito bancario, ripercussioni negli investimenti e mancata corresponsione degli stipendi ai dipendenti.

Il numero delle PMI che hanno a che fare con committenti e clienti inadempienti aumenta sempre di più, e questo desta serie preoccupazioni per l’andamento economico di tutto il paese.

Attualmente però sono proprio le piccole imprese e artigiani a soffrire maggiormente di questa situazione. Le criticità aumenta ancora di più nel settore del commercio e per le realtà imprenditoriali concentrate nel sud Italia. Da una stima emerge che circa 1 imprenditore su 5 è costretto ad intraprendere la strada legale per ottenere il recupero del credito.

Senza ombra di dubbio bisognerebbe indagare prima di tutto sull’affidabilità di un nuovo committente e prima di perfezionare un contratto di fornitura e intraprendere rapporti commerciali verificare se l’azienda sia iscritta al registro dell’imprese e non abbia fallimenti o procedure esecutive pendenti.

L’imprenditore può reperire tutte queste informazioni dal pubblico registro sui protesti istituito presso la Camera di Commercio.
Le PMI, inoltre, dovrebbero andare a monitorare con periodicità lo stato degli incassi in modo tale da avere un quadro sempre aggiornato sulle merci vendute e le prestazioni rese per le quali però si è ancora in attesa del saldo. Solo così è possibile agire in tempo per il recupero del credito.

Il recupero del credito prevede una procedura divisa in specifici step. Il tutto deve essere svolto rispettando i limiti temporali fissati. Prima di tutto la PMI sollecita per iscritto l’adempimento del credito nei confronti del debitore. Se manca il riscontro fattivo, per il tramite di un avvocato, si procederà inviando un’intimazione ad adempiere. In tal caso si assegna un termine, di 15 giorni, entro il quale provvedere. Nella richiesta viene indicato non solo la sorte capitale ma anche gli interessi moratori ed eventuali spese accessorie. Se dopo l’intimazione il debitore rimane inerte si apre la fase giudiziale.

Le PMI chiedono al giudice l’emissione di un Decreto Ingiuntivo, ovvero un provvedimento che, in mancanza di opposizione da parte del debitore e in presenza di alcuni presupposti, può diventare un titolo esecutivo per intraprendere le azioni volte al recupero del credito, quali pignoramenti su beni mobili o immobili.

Il debitore può, a sua volta, assumere un legale e opporsi in giudizio, esponendo le ragioni che sostengono la sua insolvenza. In questi casi però la condizione delle PMI si complica, poiché i tempi di giustizia necessari per definire questo genere di liti sono abbastanza lunghi.

Inoltre, se il processo si dovesse concludere a favore delle PMI l’effettiva riscossione del credito comporta, il più delle volte, l’instaurazione di un’altra fase esecutiva.
Dato il quadro normativo vigente e i tempi da rispettare per avviare la procedura finalizzata al recupero del credito si auspica che il legislatore possa introdurre nuove regole al fine di agevolare le PMI.