Ogni anno, Gruppo IREC svolge un’analisi sulla situazione economica delle aziende italiane; oggi, come ogni anno, vogliamo condividere questi dati e non tenerli per noi, per fornire uno spaccato economico delle aziende italiane.

Parliamo di numeri, quelli veri: quest’anno il sondaggio è stato proposto a più di 1.400 aziende, appartenenti ai settori più disparati.

I dati non mentono. Le aziende dichiarano un quantità maggiore di fatture insolute rispetto al 2021: se nel 2021, il 21.74% ha dichiarato di non avere fatture in ritardo, questo numero virtuoso è calato drasticamente nel 2022, atterrando al 12,12%.

Il dato ancor più allarmante sta nella quantità di fatture non pagate: nel 2021, il volume di aziende che ha dichiarato un numero superiore a 6 fatture non pagate era già alto (21,74%), nel 2022 questo numero è cresciuto pericolosamente al 30.30% e, se sommato al gradino subito sotto di chi dichiara 4 o 5 fatture non saldate, arriviamo ad un valore davvero preoccupante per la salute delle PMI Italiane: poco meno del 50% degli imprenditori intervistati riscontra più di 4 fatture non pagate.

 

 

E chi è a generare questi insoluti? Anche qui i trend sono evoluti: non più solo le aziende sono motivo di insoluto.

 

 

È vero, i dati non mentono mai. Ma bisogna saperli interpretare.

Siamo reduci da una pandemia mondiale e nel mezzo di un periodo storico che ha portato liberi professionisti e aziende a decisioni drastiche: una tra queste è sicuramente il pagamento delle forniture. Le aziende che provengono dal settore B2B, infatti, sono quelle che influenzano maggiormente i nostri dati.

 

Ma chi sono, invece, i clienti che generano insoluti?

Lo abbiamo chiesto, nel nostro sondaggio annuale, e queste sono state le risposte delle 1.400 aziende intervistate:

  • il 36,27% sono i nuovi clienti con meno di un anno di relazione commerciale;

  • il 51,96% è rappresentato dai clienti con una collaborazione continuativa;

  • l’11,76% sono i clienti importanti che portano maggior fatturato nelle casse dell’azienda.

 

 

Cosa può fare un’azienda per ridurre la quantità di insoluti?

Proteggersi, analizzando vecchi e nuovi clienti è sicuramente un’opzione valida, eppure  ancora poco praticata: il 38,10% delle aziende intervistate si affida ancora alla storicità del cliente, il 28,57% basa tutto ancora sul passaparola e solo il 35,71% delle aziende fa uso delle informative commerciali che, a nostro avviso, rappresenta l’unico servizio in grado di dare un giudizio imparziale e basato su informazioni reali dello stato di salute di un’altra azienda, permettendo all’imprenditore di prendere decisioni in modo consapevole.

 

È preoccupante” afferma Victor Khaireddin, Presidente CDA di Gruppo IREC “constatare che sono ancora così poche, in Italia, le aziende che basano le proprie decisioni sull’utilizzo della Business Information. Potrei comprendere il bisogno degli imprenditori di fidarsi dei clienti storici, ad esempio, ma non possiamo mettere a rischio le nostre aziende e i nostri dipendenti per dei sentimenti o, peggio, affidarci al passaparola. Le informazioni utili, il limite di credito e il fido bancario, la presenza o meno di negatività, sono informazioni fondamentali che devono influenzare molto una scelta imprenditoriale.